Vita da Tartarughe
In
quante, troppe, case c'è una piccola vaschetta di plastica
con due centimetri d'acqua in cui agonizza, per anni e anni,
una disperata Tartaruga d'acqua dolce, senza né poter
stare all'asciutto, né poter nuotare!
Uno dei maltrattamenti più silenziosi, una forma di,
sia pur talvolta inconsapevole, sadismo al quale l'uomo sottopone
queste mute creature che hanno la disgrazia di essere resistentissime.
Le Tartarughe d'acqua dolce, che arrivano a noi direttamente
dal Mesozoico e dal Triassico, non trascorrono, in natura,
la vita interamente in acqua, ma conducono un'esistenza prettamente
anfibia, rimanendo diverse ore a prendere il sole sulle rive,
aggrappate a un tronco o a masse di vegetazione galleggiante.
Fortunatamente, le specie marine sono tutte indistintamente
protette, ma per le Tartarughe d'acqua dolce la sorte è
generalmente drammatica. Le più fortunate sono quelle
ospitate all'aperto in un laghetto di un Parco o di privati;
ma le Tartarughe tenute in casa languiscono in vaschette la
cui commercializzazione andrebbe categoricamente proibita.
Per garantire alle Tartarughe d'acqua una dignitosa ospitalità
domestica, occorre un acquaterrario che offra la possibilità
di raggiungere agevolmente sia una parte asciutta (con fondo
di ghiaia o di sabbia) sia la vasca con acqua profonda almeno
mezzo metro.
Per le Tartarughe è indispensabile poter fare bagni
di sole, che permettono la sintesi della vitamina D e il corretto
metabolismo del calcio e del fosforo, minerali fondamentali
per questi animali dall'imponente struttura ossea. Allo stesso
modo, è assolutamente necessario che le Tartarughe
possano, al contempo, anche poter scegliere di accedere ad
una zona ombrosa, per evitare il surriscaldamento corporeo.
Non potendo collocare l'acquaterrario in una posizione abbondantemente
illuminata dai raggi del sole, si possono utilizzare lampade
che emettano lo spettro completo di radiazioni, compresi i
raggi ultravioletti.
La dieta delle Tartarughe d'acqua dolce deve essere costituita
da pesce crudo, carne tritata, fegato, molluschi, crostacei,
foglie di lattuga, alimenti per cani e gatti, mangime liofilizzato
specifico e, ogni tanto, un po' di frutta. I mangimi liofilizzati
specifici, da soli, non sono assolutamente sufficienti!
Molte Tartarughe detenute nelle criminali vaschette commerciali
con due centimetri d'acqua, soffrono di gravi patologie a
causa dell'immobilità forzata, dell'impossibilità
di nuotare come dovrebbero e di stare all'asciutto, dell'errata
alimentazione, dell'acqua sporca, dell'assenza o scarsità
di luce solare, della dieta poco variata, della temperatura
sbagliata: ecco quindi insorgere il rammollimento della corazza,
la paralisi, congiuntiviti e altre patologie oculari, micosi,
raffreddori, noduli, ascessi...
Cosa possiamo fare?
Iniziare a diffondere queste prime informazioni di base,
sensibilizzare negozianti e persone in genere sulla crudeltà
del detenere le Tartarughe d'acqua dolce nelle feroci vaschette
commerciali. Sarebbe utile fare pressioni sulle case produttrici
affinché aumentassero le misure delle vaschette e sui
politici perché stabilissero, per legge, misure minime;
l'obiettivo finale dovrebbe essere la proibizione della commercializzazione
delle Tartarughe d'acqua dolce, così come già
avviene per le Tartarughe marine.
Se conoscete qualcuno che detiene Tartarughe d'acqua dolce
nelle vaschette domestiche, fategli sapere che liberare le
stesse nel lago di un Parco o di un privato è pericolosissimo:
la lunga permanenza in quella che equivale esattamente ad
una vera e propria bara, paralizza o rende gravemente disabili
le Tartarughe.
Quindi: prima di liberarle, andranno riabilitate al nuoto
da persona esperta e compassionevole, in vasche con poca acqua,
aumentando via via la profondità.
Purtroppo, in Italia, esistono pochissimi centri di recupero per
Tartarughe d'acqua dolce, e i Parchi generalmente non accettano
altre Tartarughe. La legge non contempla ancora questa problematica.
Quando veniamo a conoscenza di Tartarughe d'acqua dolce tenute
nelle vaschette domestiche, e' nostro dovere convincere
il proprietario o a fornirsi di un adeguato acquaterrario
o a riabilitare e liberare le Tartarughe, cercando il laghetto
di un privato disponibile.
Questo è solo un primo confuso appello. Mi auguro
si riescano a mettere insieme idee, proposte; insomma, mi
auguro che la silenziosa e disperata sofferenza delle Tartarughe
d'acqua dolce bloccate nei due centimetri d'acqua delle vaschette
domestiche, e private di tutto, inizi a vedere uno spiraglio
di speranza!
(informazioni scientifiche tratte da "Tartarughe e Tartarughine
terrestri e acquatiche" di Enrique Dauner e Filippo Vaini
- De Vecchi Editore).

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